Pietro Conte Collana: «Il Filarete. Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano» - 264
SOMMARIO: Introduzione – Parte prima. Storia: 1. Il delitto – 2. «Hypotheses non fingo» – 3. Mito è monumento: la tradizione (di ciò che non è mai accaduto) - Parte seconda. Estetica: 1. Tombe – 2. Parlare per immagini – 3. «Verso una nuova quinta di sabbia». Da Bachofen a Thomas Mann – Conclusione – Nota bibliografica – Indice dei nomi La ricezione dell’opera bachofeniana è caratterizzata da un curioso cortocircuito, un capovolgimento prospettico tra il punto di vista dell’autore e quello dei suoi esegeti: il grand seigneur di Basilea cercò in ogni modo di guadagnare ai suoi lavori quel riconoscimento di scientificità che, invece, venne (e continua a venir) loro negato. Concentrandosi quasi esclusivamente su due opere (il Simbolismo funerario degli antichi e il Matriarcato) e su due tematiche (l’esistenza di una fase «ginecocratica» della società umana e il rapporto tra simbolo e mito), la critica ha sovente appiattito il ben più ampio spettro d’interessi dell’indagine bachofeniana, portandola ad esempio di uno spirito reazionario sospettoso nei confronti di qualsivoglia progresso, estraniato dal proprio tempo e inevitabilmente condannato a giusto oblio. Come già notato da autori quali Thomas Mann e Walter Benjamin, tuttavia, questa semplificazione non rende giustizia alla complessità della teoresi bachofeniana e conduce non di rado a sue più o meno consapevoli strumentalizzazioni. Prendendo le mosse dalla distinzione tra «sapere» e «comprendere», indagando la particolare accezione di termini quali «mito», «tradizione» e «verità» e facendo emergere quella sorta di comunione spirituale che lega Bachofen ad alcuni dei grandi nomi del Classicismo tedesco (Goethe, Herder, Wolf, Boeckh, Humboldt), questo studio si propone di restituire al pensiero bachofeniano la sua originaria poliedricità e di svincolarlo dalle larghe maglie del «tardo Romanticismo» in cui la critica lo ha incasellato e confinato. Pietro Conte (Milano, 1977), laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Siena e si è perfezionato – grazie a una borsa biennale dell’Università degli Studi di Milano – presso l’Università di Basilea. Si occupa principalmente dei rapporti tra estetica e filosofia della storia, dei legami tra simbolo, mito e concetto nella filosofia tedesca otto- e novecentesca e della relazione tra morte e immagine.
A - B - C - D - E - F - G - H - I - J - K - L- M - N - O - P - Q - R - S - T - U - V - W - Z |