Nel secolo XVIII, da Vico e Gravina alla prima Arcadia, dalle Lettere virgiliane di Saverio Bettinelli alla storiografia letteraria dell’età dei Lumi, la travagliata vicenda della fortuna e della ricezione di Dante e della sua opera si muove fra gli estremi di una sostanziale incomprensione (che a volte sconfina in una risoluta e spregiudicata condanna, alimentata anche da ragioni extra-letterarie) e l’attenzione per una poesia non di rado considerata oscura, dissonante, «barbara», ma equiparata, per energia e vigore, a quella di Omero. Nell’Ottocento, dopo la meritoria opera di rinnovamento del culto di Dante compiuta da Vincenzo Monti, la ‘riscoperta’ da parte della cultura romantica prepara, con l’affermarsi di nuove idealità, il riconoscimento del poeta della Commedia come padre della lingua e della civiltà italiana. Sullo sfondo di un contesto assai variegato (la trattatistica dell’età del razionalismo, la produzione epistolare, le polemiche letterarie, il ruolo dei giornali, l’urgenza delle cose politiche), in cui agiscono autori che a Dante guardano con esiti tutt’altro che omogenei (Alfieri, Soave, Foscolo, Perticari, Giordani, Tommaseo), il volume indaga alcuni snodi decisivi di questo accidentato percorso: la rivalutazione ad opera di un defilato poligrafo veneziano, Giuseppe Luigi Fossati, il cui Elogio di Dante (1783), nato a margine di una poderosa impresa editoriale (il Parnaso della poesia italiana), non ha mai goduto di particolare considerazione, ma che per Carlo Dionisotti rappresenta quanto di meglio la letteratura del tempo abbia saputo produrre sull’argomento; la promozione di Dante oltralpe ad opera di esuli, espatriati e fuorusciti prima dell’Unità, con letture in chiave mistica, esoterica, politica alternate a esercizi, sia pure minoritari, di strenuo rigore filologico; l’intermittente frequentazione di Dante da parte di un lettore d’eccezione come Giacomo Leopardi; le protratte indagini, fra erudizione e istanze patriottiche, della Scuola storica e di Carducci, prima delle diverse interpretazioni maturate all’aprirsi del nuovo secolo. William Spaggiari ha insegnato Letteratura italiana nelle Università di Parma e di Milano. Fra i suoi volumi: L’eremita degli Appennini. Leopardi e altri studi di primo Ottocento (2000); 1782. Studi di italianistica (2004); Carducci. Letteratura e storia (2014); Geografie letterarie. Da Dante a Tabucchi (2015). Ha curato l’edizione di testi di Giordani, Leopardi, Algarotti, Carducci e degli scritti danteschi (Elogio di Dante, 1783. Lettera sopra Dante, 1801) di Giuseppe Luigi Fossati (2021). Dello stesso autore: Il monopolio del patriottismo. Lettere sulla questione meridionale (1863) (2012) e Geografie letterarie. Da Dante a Tabucchi (2015).
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