Paradossi Settecenteschi Collana: «Le Forme del Sentire. Classici» 1 Il volume propone una panoramica intorno alla figura e allo statuto dell’attore nelle riflessioni dei più significativi teorici del teatro settecenteschi. Il testo, diviso in sezioni dedicate ciascuna a un’area geografica specifica, raccoglie un’antologia di contributi che, considerati nel loro complesso, consentono di cogliere gli snodi essenziali dell’evoluzione del concetto di attore in un secolo – il diciottesimo – in cui esso attraversa, con l’inizio del declino della commedia dell’arte, una fase di trasformazione e, soprattutto, di definizione, per la prima volta teorica e sistematica, del suo ruolo all’interno dello spettacolo teatrale. A un’ampia introduzione, cui spetta il compito di operare considerazioni generali e trasversali rispetto alle aree geografiche prese in esame, segue l’analisi del panorama italiano, interessato da teorici assai differenti, quali Gravina, Riccoboni, Goldoni e Alfieri. Il volume espone, in seconda istanza, una selezione di testi di pensatori di area francese e, in particolare, di Diderot, per soffermarsi, poi, sul panorama tedesco (in cui si individua il fondamentale contributo lessinghiano) e su quello inglese, in cui spicca, fra tutti, il trattato sulla recitazione di David Garrick. SOMMARIO: M. Mazzocut-Mis, Presentazione 1.1. Della comicità greve - 1.2. Le physique du rôle - 1.3. La scimmia - 1.4. La naturalezza - 1.5. Nessuno parli con il popolo! - 1.6. Piccola scuola di recitazione - 1.7. Azione, non dialogo! - 1.8. La proscrizione delle maschere - 1.9. L’attrice - 1.10. Per la riforma del teatro - 1.11. Vita di compagnia 2.1. Jean-Baptiste Du Bos, Riflessioni critiche sulla poesia e sulla pittura - 2.2. Luigi Riccoboni, Pensieri sulla declamazione - 2.3. Rémond de Sainte-Albine, L’attore - 2.4. François Riccoboni, L’arte del teatro - 2.5. Encyclopédie - Attore (Acteur) - 2.6. Attore (Comédien) - 2.7. Gesto - 2.8. Recitazione teatrale - 2.9. Denis Diderot, Dialoghi sul Figlio naturale - 2.10. Denis Diderot, Sulla poesia drammatica - 2.11. Denis Diderot, Lettera a Madame Riccoboni (27 novembre 1758) - 2.12. Jean-Jacques Rousseau, Lettera sugli spettacoli - 2.13. Michel Sticotti, Garrick o gli attori inglesi - 2.14. Denis Diderot, Paradosso sull’attore - 2.15. Claude-Joseph Dorat, La recitazione teatrale - 2.16. Jean Nicolas Servandoni D’Hannetaire, Osservazioni sull’arte dell’attore - 2.17. Louis-Sébastien Mercier, Sul teatro o nuovo saggio sull’arte drammatica 3.1. L’attore e lo spettatore sono due corde che entrano in risonanza: il carteggio tra Lessing, Nicolai e Mendelssohn - 3.1.1. Nicolai: lo scopo della tragedia è l’eccitazione delle passioni - 3.1.2. Lessing: l’eccitazione delle passioni è il mezzo per raggiungere il fine della tragedia - 3.1.3. Mendelssohn: l’illusione del timore, anche senza l’aiuto della compassione, è piacevole. Sulla sottigliezza delle sensazioni - 3.1.4. Lessing: l’illusione piace perché risveglia affetti privi di riferimento a oggetti reali - 3.1.5. Lessing: la tragedia deve suscitare compassione: un affetto che gli attori non provano e che dunque sorge nello spettatore originariamente - 3.2. Kant e gli affetti teatrali - 3.2.1. Aver letto un buon pezzo teatrale indebolisce l’impressione, quando lo si vede rappresentare - 3.2.2. I personaggi romanzeschi e teatrali sono esagerati secondo il grado ma devono accordarsi alla natura umana secondo la qualità - 3.2.3. Un attore deve essere vivace senza affetto - 3.2.4. Gli affetti colpiscono fortemente oppure penetrano in profondità. Non così per l’attore - 3.2.5. Teatro e affetti - 3.2.6. Del gioco artificiale con l’apparenza sensibile - 3.2.7. Dell’apparenza morale permessa - 3.3. Gottsched: saggio di una poetica critica - 3.3.1. I personaggi della tragedia - 3.3.2. I personaggi della commedia - 3.3.3. Gli affetti della commedia - 3.3.4. Se il poeta e l’attore provino o debbano provare affetti - 3.3.5. L’espressione delle emozioni - 3.3.6. Del buono e del cattivo gusto - 3.3.7. Le facoltà d’animo dei buoni e cattivi poeti: natura e cultura - 3.4. La difesa di Arlecchino e del comico grottesco - 3.5. Annali del teatro - 3.5.1. Sul modo di formare le attrici tedesche - 3.5.2. Sull’ultimo soggiorno della compagnia Schuch a Danzica. Dall’agosto al dicembre 1794 - 3.5.3. Sui teatri stabili e la dignità attoriale - 3.5.4. Pensieri sparsi sul teatro e l’attore - 3.5.5. «Anti»-Lessing - 3.6. Lessing: la drammaturgia di Amburgo - 3.7. Sulzer: la dignità del teatro e dell’attore 4.1. L’insegnamento degli antichi è perfettibile - 4.2. L’attore, «veicolo» di virtù - 4.3. «Impossibile avere successo in un tentativo così sconsiderato»: l’irrinunciabilità del talento - 4.4. Sensibility - 4.5. La natura, da sola, non è sufficiente - 4.6. Illusioni di verità - 4.7. La verità d’azione - 4.8. «Noi tutti parliamo il linguaggio dei segni senza che ci sia stato insegnato» - 4.9. La verità della recitazione - 4.10. «Recitare è la perfezione derivante dalla non osservanza di leggi meccaniche» - 4.11. Il dovere di un attore - 4.12. On Acting - 4.13. Non tutti sono destinati a essere scrittori; ciascuno sarà oratore - 4.14. Compito dell’arte è conferire maggiore eleganza alla natura – Bibliografia – Gli Autori.Matteo Accornero è dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano. Tra le sue pubblicazioni: Movimento, percezione ed empatia, Milano 2009.
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