Carlo Botta Collana «Palinsesti. Studi e Testi di Letteratura Italiana» SOMMARIO: Introduzione - Nota bio-bibliografica - Nota al testo - Le vestigia del terrore. Storia d’Italia, continuata da quella del Guicciardini, sino al 1789, libro XLIX - Indici - Glossario - Indice dei nomi citati nella «Storia» - Indice dei nomi. Nel 1830, al tramonto di una lunga carriera di storico e letterato, interamente svolta nel solco di un eloquente classicismo retorico e di salde prospettive civili e patriottiche, il piemontese Carlo Botta (1766-1837) si aggiudicava con la Storia d’Italia dal 1789 al 1814 il ricco premio quinquennale nel concorso bandito dall’Accademia della Crusca per «una produzione di meriti singolari», che «all’importanza della materia» unisse «purità ed eleganza di stile»; ottenne tredici voti, e uno soltanto andò alle Operette morali di Giacomo Leopardi. Dopo quel prestigioso riconoscimento, Botta ribadiva la propria fedeltà alla tradizione storiografica cinquecentesca con la Storia d’Italia, continuata da quella del Guicciardini, sino al 1789, pubblicata a Parigi nel 1832. Il penultimo dei cinquanta libri, isolato dal contesto, si apre ad una suggestiva dimensione narrativa col racconto dettagliato del terremoto calabro-messinese del febbraio 1783; un evento che mise ulteriormente in discussione le certezze positive dei Lumi, già incrinate dal sisma di Lisbona del novembre 1755. Il catalogo di reperti, accumulati da una natura leopardianamente improvvida e indifferente, disegna in queste pagine il quadro di un mondo rovesciato, che la prosa solenne di Botta restituisce con efficace immediatezza. Il grandioso epilogo (i superstiti smarriti fra le macerie, i sinistri bagliori dei roghi e degli incendi, i sepolcri squarciati, i cadaveri informi penzolanti dai dirupi o affioranti dalla terra sconvolta) è di quelli che non si dimenticano; e la nebbia «densa e fetente», che a lungo avrebbe gravato su quelle regioni, non bastò a nascondere agli occhi attoniti dell’Europa il teatro della tragedia. Anna Maria Salvadè è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filologia moderna dell’Università degli Studi di Milano. Oltre ad alcuni contributi di argomento sette-ottocentesco (Bettinelli, Monti, Carducci), ha pubblicato il volume Imitar gli antichi. Appunti sul Castiglione (Milano, 2006), e curato l’edizione delle Poesie di Francesco Algarotti (Torino, 2009). Ha in corso ricerche sui rapporti fra letteratura e scienza nel secolo XVIII.
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