Maddalena Mazzocut-Mis – Università degli Studi di
Milano SOMMARIO: Premessa - 1.1. La teoria emozionale: i fondamenti di un’estetica delle passioni – 1.2. Ci si annoia di tutto, angelo mio! – 1.3. Una forma di purificazione - 2.1. sentimento o regola? – 2.2. Un’emozione quasi sublime – 2.3. il retore, l’attore – 2.4. il patto tra attore e fruitore - 3.1. La voce della passione – 3.2. L’espressione del volto – 3.3. pratica attoriale e riflessione estetica – 3.4. segno naturale o segno artificiale? – 3.5. La notazione – 3.6. Il linguaggio dei gesti – 3.7. paradossi – 3.8. Brevi osservazioni conclusive - Indice dei nomi.A partire dai fondamenti dell’estetica dell’emozione, il volume indaga il ruolo dell’attore all’interno del pensiero di Jean-Baptiste Du Bos, le cui Réflexions critiques sur la poésie et sur la peinture (1719) sono state fonte d’ispirazione e motivo di riflessione per tutto un secolo. Sebbene il teatro non sia l’arte privilegiata da Du Bos, almeno nel titolo della sua opera, i riferimenti alla tragedia, alla commedia e al dramma sono molti e di grande rilevanza. Distanziandosi da una regolistica secentesca, l’attore non è più inteso come un oratore impegnato a pronunciare un discorso accompagnato da gesti; sono piuttosto l’intensità di questi ultimi, il ruolo e la trasmissione delle passioni, la centralità dell’emozione che devono emergere e fortemente caratterizzare i suoi atteggiamenti interpretativi. Con Du Bos, l’identità tra recitazione teatrale e oratoria viene meno all’interno della proposizione di una nuova e originale codificazione dell’arte attoriale, che, pur nel recupero della cultura antica, trova nel gesto, nei ritmi e nelle misure una nuova normativa. L’estetica sentimentale si traduce in un’estetica del gesto che non è solo sintomo riflesso della sensibilità del cuore, ma espressione meditata di un’«intelligenza» interpretativa che l’attore mette in scena.
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