La transizione all'età adulta. Teorie sociologiche a confronto

SOMMARIO: Prefazione. Introduzione. 1. La gioventù come forma simbolica della modernità: conflitti, ambivalenze e ricerca di ordine 1.1. Introduzione – 1.2. Come ottenere una transizione funzionale? Il problema dell’integrazione – 1.3. Dopo Parsons; oltre Parsons 2. ‘Nel Pescecane di Pinocchio’: l’approccio strutturalista allo studio della gioventù 2.1. Una breve introduzione bourdieuiana – 2.2. I ‘finti balocchi’ della via francese di Olivier Galland – 2.3. Le melanconiche speranze della via inglese di Charles Murray – 2.4. Per uscire dal Pescecane e andare verso l’isola (che non c’è) 3. ‘Sull’isola che non c’è’: l’approccio individualista allo studio della gioventù 3.1. Introduzione: recuperare il giovane – 3.2. Prima variante: Jeffrey Jensen Arnett – 3.3. Rivedere la semantica dell’emergenza – 3.4. Seconda variante: François de Singly e Vincenzo Cicchelli – 3.5. Terza variante: James E. Côté – 3.6. Il capitale di identità – 3.7. Personalità e struttura in Côté: atto primo – 3.8. Un interludio per complicare la questione: dove finisce l’elisionismo e comincia l’individualismo? – 3.9. Personalità e struttura in Côté: atto secondo – 3.10. Per concludere e per andare oltre (verso gli elisionisti) 4. ‘Nel labirinto degli specchi’: l’approccio della strutturazione allo studio della gioventù 4.1. Introduzione: recuperare struttura e agire – 4.2. La fallacia epistemologica di Andy Furlong e Fred Cartmel – 4.3. Brevissime considerazioni politiche tout court: Mark Cieslik e Gary Pollock – 4.4. L’agenzialità limitata: Peter Rudd e Karen Evans – 4.5. Conclusioni 5. Una modesta proposta: andare oltre il dibattito struttura-agire e verso una configurazione relazionale della transizione all’età adulta 5.1. Introduzione – 5.2. La prima gettata alla fine degli anni Ottanta (p. 130) – 5.3. L’adulto come progetto – 5.4. ‘Vitam instituere’. Riferimenti bibliografici.

Per ‘noi’ europei è difficile pensare la transizione all’età adulta perché ci mancano le rappresentazioni simboliche adeguate, schiacciati come siamo dalla triplice volgarizzazione mediatica di tre quadri di ricerca sociologica: i giovani sono ciò che la società decide che siano (sono un’etichetta culturale); i giovani possono essere quello che vogliono essere, plasmarsi da soli: non esiste più alcuna influenza sociale sui loro comportamenti, sono individui completamente denormativizzati e anomici; la giovinezza è solo ciò che gli individui (di tutte le età) fanno quotidianamente in modo ‘giovane’ e in realtà non esiste più, come non esistono più le altre età, anch’esse ormai solo costruzioni simboliche. Abbiamo dunque bisogno di un po’ di chiarezza teorica e metodologica per fare ricerca. La scelta per addentrarsi nei meandri delle riflessioni sociologiche contemporanee è in questo volume quella di utilizzare una chiave di lettura originale e complessa al contempo; non è quella di catalogare le ricerche secondo i temi d’analisi empirica o seguendo le scuole sociologiche più in voga. Bensì, la chiave è data dal vincolo tripartito tra l’ontologia (cosa significa essere sociologicamente un giovane?), la metodologia (come osservare e analizzare il giovane?) e la teoria sociale pratica (quali ricerche realizzare?). Impiegando tali coordinate, il volume cerca di aprire una nuova strada per affrontare la questione della transizione all’età adulta, questione che per i giovani – e non soltanto per loro – è sempre più una sorta di ‘tela di Penelope’.

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